
Il colloquio di Counseling è un momento di riflessione e di rinforzo della propria progettualità, per affrontare con senso di realtà i cambiamenti della vita, riscoprendo dentro di sé le risorse e i talenti per realizzare qualcosa che appare ancora indefinito e per capire quali sono i campi d’azione verso i quali indirizzare la propria attività.
Obiettivi di un percorso di Counseling: una nuova capacità di riprogettazione professionale e personale, il miglioramento delle relazioni, la gestione dello stress, il sostegno nell’assunzione/gestione di nuovi ruoli, compiti, progetti
Il primo colloquio è gratuito
L’approccio al Counseling qui utilizzato fa riferimento all’approccio Psicosocioanalitico proposto dalla Scuola di Ariele, e viene definito come “Consulenza al ruolo”
Il termine “ruolo” è importante perché inserisce il soggetto dentro una rete di relazioni e di aspettative, di cui è necessario tenere conto per poter disegnare nuovi percorsi di crescita.
La parola “rotulus” (foglio arrotolato) da cui si origina il termine “Ruolo” veniva in origine utilizzata sia per definire il registro su cui venivano annotati i nomi delle persone inserite nelle cariche pubbliche, sia per definire il foglio che veniva srotolato sul palco dagli attori che leggevano la loro parte. Nel concetto di ruolo ci sono quindi due aspetti, l’uno strutturale, l’essere collocato con una determinata funzione all’interno di una organizzazione, che sia la famiglia, la tribù, l’azienda, lo stato, l’altro aspetto fa riferimento al tema dei comportamenti attesi da quella persona che sta “rappresentando”, “recitando” sulla scena.
Ciascuno di noi fin dalla nascita si trova collocato, che lo voglia o no, dentro un sistema di ruoli, ad esempio di figlio, figlia, nipote, cittadino, assistito dal sistema sanitario, ecc. è quindi soggetto e oggetto di aspettative dinamiche, sia a livello collettivo che individuale. Col passare del tempo i ruoli si modificano, aumentano o diminuiscono, si attraversa il ruolo di scolaro, studente, lavoratore, genitore, ecc.
Questi ruoli multipli possono essere in conflitto tra loro (es. lavoratore/genitore) o in contraddizione con il desiderio individuale di libertà e di cambiamento delle regole.
Come stare e come muoversi dentro questo sistema di ruoli?
Durante i colloqui alcune domande possono essere affrontate:
- un cambiamento che interviene in una parte della nostra vita (es. un nuovo figlio) come si riflette nelle altre parti, es. al lavoro?
- un cambiamento nel lavoro (es. una ristrutturazione aziendale, un nuovo capo, nuove responsabilità, ecc.) come si riflette sulle altre dimensioni personali?
- come possiamo essere attori del cambiamento, invece di subirlo passivamente?
- una nostra maturazione interiore, con nuovi desideri e potenzialità, come si riflette nel lavoro?
La finalità sarà quella di aiutare il cliente a trovare nuove risposte valide per sè nel tempo presente e con uno sguardo al futuro, aprendo una nuova progettualità.
Dice Daniela Patruno nel libro “La Consulenza al Ruolo” (Guerini Editore): ” la sfida del consulente al ruolo credo si esprima (…)nell’ aiutare il cliente
- a meglio comprendersi, a riconoscere le proprie capacità e bisognosità, le proprie qualità e le proprie difficoltà, ad approfondire e arricchire il proprio vocabolario emozionale mantenendo un continuo autoascolto e apertura all’apprendimento dall’esperienza
- a comprendere la situazione , il contesto culturale e operativo dell’ambiente professionale nel quale è inserito
- a sperimentarsi nel muoversi cercando di sviluppare attenzione sia alla cornice organizzativa che al contesto ambientale (ambiente inteso come spazio territoriale, non solamente geografico, nel quale è inserita la sua organizzazione).
La metodologia della Consulenza al Ruolo fa riferimento alla teoria psicosocioanalitica di Elliott Jaques, che invita a lavorare contemporaneamente su più livelli, da un lato prestando grande attenzione ai dati di realtà (fatti, scritti, situazioni) e dall’altro ascoltando attentamente la dimensione “immaginativa” (percezioni, valutazioni soggettive, aspettative, desideri), in modo che una sfera alimenti l’altra al fine comprendere in modo più completo e soddisfacente la situazione presente e le prospettive future
La Counselor – attraverso azioni di rispecchiamento, domande riflessive, ascolto empatico – può aiutare il cliente a meglio comprendere alcuni dati oggettivi di realtà, senza caricarli di forti emozioni negative, imparando a vedere degli spiragli d’azione e movimento positivi.
Nello stesso tempo, attraverso un esame più puntuale delle aspettative/desideri di prestazione la Counselor può supportare il cliente a chiarire quali sono le forze in campo e capire quali sono le prestazioni (proprie e degli altri) “possibili” senza caricarle di attese messianiche.
Infine, per un cliente, avere la possibilità di narrare e condividere esperienze critiche di valutazioni “subite” e ritenute ingiuste, diviene la possibilità per comprendere perché un feedback critico possa farci sentire tanta sofferenza.
Il Counseling-Consulenza al Ruolo può coinvolgere due o più soggetti
Nel primo caso la relazione Counselor-Cliente nasce dalla domanda del cliente stesso, che sente l’ esigenza di approfondire alcuni aspetti della propria situazione professionale, spesso durante una fase di cambiamento (agito e/o subito)
Nel secondo caso la relazione Counselor -Cliente-Azienda può nascere o da una richiesta del cliente stesso, che chiede un supporto (sostenuto economicamente dall’azienda ) durante un momento di cambiamento professionale , oppure dall’azienda, per supportare l’assunzione e presa in carico di nuovi ruoli organizzativi. Nei casi di triangolazione (Counselor -cliente-azienda) viene posta particolare attenzione alla focalizzazione della domanda da parte di tutti gli attori coinvolti e al rispetto della riservatezza, condividendo in riunioni allargate solo quegli elementi che i protagonisti accettano di mettere in comune
Il primo colloquio, per conoscersi reciprocamente e focalizzare i temi da approfondire, è gratuito